Che tu lavori in un’industria, un centro sportivo o un qualsiasi altro tipo di società poco importa: il fotovoltaico per le aziende rappresenta una vera e propria scelta di campo che è in grado di fare del bene non solo al pianeta, ma anche al tuo portafogli. Grazie a una serie di agevolazioni fiscali, l’investimento iniziale risulterà ancora più vantaggioso, dimostrandoti che quella del fotovoltaico è davvero la scelta per il futuro della tua impresa.
I motivi per cui vale la pena installare un impianto fotovoltaico nella tua azienda sono principalmente tre:
La legge di Stabilità 2020 ha previsto la sostituzione del super e dell’iper ammortamento con il credito d’imposta al 6%, spesa massima di 2 milioni di Euro e sgravio fiscale in 5 quote annuali. In ogni caso, il beneficio di tale misura è possibile solo se l’azienda dimostra di aver “prenotato” l’acquisto nel 2019, sia con un ordine confermato, sia con il versamento di un acconto pari ad almeno il 20% del costo dell’impianto.
A questo primo incentivo si aggiunge il decreto Fer1 che “sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili per il raggiungimento dei target europei al 2030 definiti nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC)“. Le aziende che possono ottenere gli incentivi previsti dal decreto sono sia quelle che acquistano impianti fotovoltaici di nuova costruzione superiori a 20 kW sia le aziende agricole. Non solo. Per tutte quelle aziende che, oltre a installare un nuovo impianto fotovoltaico, rimuovono anche coperture di amianto, è possibile godere di un premio incentivante pari a 12 Euro/MWh sul totale dell’energia elettrica prodotta.
Infine, per le aziende è possibile accedere a bandi o incentivi che sono, tuttavia, regionali e che, pur avendo sempre al centro il tema del fotovoltaico, cambiano a secondo del territorio. Mentre i principali bandi sono quelli di Regione Lombardia, Regione Veneto, Regione Piemonte e Regione Lazio, altri enti territoriali quali Puglia e Toscana hanno messo in campo canali di finanziamento agevolato o prestiti per micro e piccole/medie imprese.
La decisione di installare un impianto fotovoltaico deve andare di pari passo con un’altra importante scelta: quella, cioè, del monitoraggio, meglio se “su misura” alle tue necessità e alle tue aspettative. Questo succede perché, nonostante sia progettato per durare tra i 20 e i 30 anni, un impianto è irrimediabilmente sottoposto a usura, sporcizia e guasti, che vanno monitorati (ed eventualmente corretti).
Ma come si fa a conoscere, per esempio, l’energia giornaliera prodotta in kWh, la potenza istantanea in kW, l’energia totale prodotta dall’impianto in MWh e le emissioni totali di CO2 evitate, specie se tali attività devono essere svolte da remoto? La soluzione è quella dell’utilizzo di hardware e software che, grazie a soluzioni che si basano sulla tecnologia IoT, sono in grado di immagazzinare una grande quantità di dati e di trasmetterli in maniera precisa e istantanea alle aziende che ne facciano richiesta (o, nei casi migliori, ai tecnici di ditte specializzate in attività di monitoraggio).
Gli impianti fotovoltaici a terra sono perfetti per quelle aziende che dispongono di spazi aperti in cui installare i pannelli. Nonostante non prevedano integrazioni su tetti o architetture (elemento, questo, che li rende poco gradevoli dal punto di vista estetico), anche gli impianti fotovoltaici a terra vanno tuttavia montati su apposite strutture rialzate, oltre che aggrappati al terreno.
Nel caso di campi di grandi dimensioni, poi, è possibile optare per un campo fotovoltaico, ossia l’installazione a terra di una tecnologia che permette un accumulo su grossa scala del potenziale solare (dai 5 ai 20 o oltre MW). Qui l’unica struttura prefabbricata è quella atta a contenere la stazione inverter.
Un’altra opzione di fissaggio molto gettonata tra le aziende è quella degli impianti fotovoltaici su tetto piano. Si tratta di impianti più flessibili rispetto a quelli su tetto a falde perché consentono di regolare l’inclinazione dei pannelli per uno sfruttamento totale dell’irraggiamento: essi, infatti, non possono essere disposti perpendicolari rispetto alla copertura ma, distanziati tra loro, devono essere inclinati di circa 30 gradi e orientati perfettamente a sud grazie all’utilizzo di apposite strutture in acciaio zincato a caldo o inox.
Abbiamo già parlato della possibilità, fornita alle aziende, di usufruire di un vero e proprio servizio di autoconsumo grazie all’energia prodotta da un impianto fotovoltaico: con esso, infatti, l’azienda produce energia e, contemporaneamente, la consuma, diventando così energeticamente autosufficiente (ed economicamente sostenibile).
A questo meccanismo se ne aggiunge un altro, che consente allo stesso modo di risparmiare in maniera intelligente: parliamo dello Scambio sul posto, ossia, nelle parole del GSE, quella “particolare forma di autoconsumo in sito che consente di compensare l’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione”. E poiché tiene conto di entrambe le energie (immessa e prelevata), si tratta di una forma di compensazione economica per il cui calcolo sono infatti necessari i chilowattora immessi (ossia quelli riconosciuti dal GSE) e prelevati (che vengono pagati in base al contratto stipulato con l’operatore).